Cos’è lo spreco alimentare
“Food loss” and “food waste”
Per capire le radici del problema è importante innanzitutto dare una definizione esaustiva e chiara dello spreco alimentare.
Oggi si distingue tra:
- food losses: indica le perdite che si determinano a monte della filiera agroalimentare, principalmente in fase di semina, coltivazione, raccolto, trattamento, conservazione e prima trasformazione agricola;
- food waste: è lo spreco che avviene durante la trasformazione industriale, la distribuzione e il consumo finale.
Si tratta in sostanza di una distinzione qualitativa, che identifica due livelli in quello che in fondo è un unico grande problema.
Nonostante non esista una definizione ufficiale di “spreco alimentare” inteso come “food waste”, si può far riferimento a quella fornita nel 2014 dalla FAO (Food and Agricolture Organization of the United Nations): “lo spreco alimentare (food waste) è parte della perdita di cibo (food loss) e si riferisce all’eliminazione o all’uso alternativo (non alimentare) di alimenti che sono sicuri e nutrienti per il consumo umano, lungo l’intera filiera alimentare, dalla produzione primaria al consumatore finale. Il motivo per cui si sottolinea la differenza tra food waste e food loss è nel fatto che hanno genesi diverse e, soprattutto, che necessitano di misure differenti per essere risolti.
“Spreco” e “rifiuto”
Un altro fattore rilevante su cui insistere nell’approcciarsi alla tematica è la differenza tra altri due termini: “rifiuto” e “spreco”. Per comprendere cosa vogliano dire e che differenza ci sia tra l’uno e l’altro si può proporre un esempio semplice: quando si mangia uno yogurt e si getta via il vasetto vuoto che lo conteneva si produce un rifiuto; se invece per un qualsiasi motivo non si mangia lo yogurt (per esempio perché lo si è dimenticato in frigorifero e ha raggiunto la data di scadenza) e si butta via il vasetto con tutto lo yogurt senza averlo nemmeno aperto, si produce uno spreco. Per ottenere lo yogurt, infatti, è stato necessario usare delle materie prime (il latte) che hanno richiesto lavoro (per l’allevamento) e anche consumo di risorse (il nutrimento per le mucche), senza dimenticare il lavoro di tutti gli altri operatori della filiera a valle della produzione di materie prime: chi in fabbrica ha curato la preparazione dello yogurt a partire dal latte, chi ha provveduto al suo confezionamento, chi l’ha trasportato consumando energia e determinando anche un certo inquinamento dell’ambiente… Già da questo semplice esempio, appare evidente come sprecare dello yogurt non comporti soltanto una perdita di denaro, ma significhi vanificare tutto il lavoro che è stato nelle varie fasi della filiera, consumare inutilmente le risorse ambientali, così come l’energia, e contribuire all’inquinamento senza alcun motivo.
È importante notare che il fattore che maggiormente distingue il rifiuto dallo spreco è che mentre il primo è almeno in parte inevitabile, lo spreco è legato al nostro comportamento e si può eliminare.