Il valore del cibo
Un passo fondamentale per sensibilizzare le persone sul tema dello spreco alimentare è quello di aiutarle a capire il valore del cibo. Oltre al valore nutrizionale, la cui comprensione è forse più immediata, il cibo ha anche un valore etico, per cui è un bene che dovrebbe essere a disposizione di tutti, ed ecologico, considerando l’impatto che la sua produzione ha sull’ambiente.
Valore etico
Mangiare è un bisogno primario: tutti abbiamo bisogno di cibo per sopravvivere e il cibo deve essere in quantità adeguate e deve coprire i fabbisogni del nostro corpo anche a livello qualitativo (abbiamo bisogno dei macronutrienti – carboidrati, proteine, grassi – e dei micronutrienti – vitamine, minerali e altre sostanze – in quantità precise). Nei Paesi industrializzati coprire i fabbisogni non è quasi mai un problema, anzi, spesso si tende ad eccedere (con tutte le complicanze per la salute che ne derivano), ma nei Paesi in via di sviluppo la situazione è molto diversa, e anche se il cibo dovrebbe essere un diritto inalienabile per tutti, purtroppo non è così. Nel 2015 la FAO ha stimato che il numero di persone che soffrono la fame nel mondo è pari a 795 milioni e, anche se è un numero inferiore rispetto a quello stimato nel biennio 1990-1992 (216 milioni in meno), c’è ancora molto da fare perché si assista a una completa eradicazione.
Nei Paesi sviluppati ormai siamo abituati a considerare il cibo alla stregua degli altri beni di consumo, pretendendo un’ampissima varietà di scelta e prendendoci il lusso di rifiutare quello che non rispetta i nostri gusti o standard personali. Nel mondo dei ristoranti stellati e di “Masterchef”, in cui per molti versi sembrano essere diventati essenziali gli elementi più accessori del cibo, si è persa la percezione del suo valore originario e della sua funzione primaria. Questo non vuol dire che non si possa avere il diritto di scegliere il cibo che si preferisce, avendo la possibilità di farlo, ma, se si pensa che lo spreco alimentare ogni anno ammonta a 1,3 miliardi di tonnellate (una quantità di cibo che basterebbe a risolvere il problema della fame nel mondo), è evidente che ognuno di noi dovrebbe agire almeno su questa questione, correggendo le abitudini che determinano gli sprechi alimentari nella quotidianità.
Il valore etico del cibo non riguarda però solamente la problematica della fame del mondo, ma anche la mancata consapevolezza di tutte le risorse (umane e non) che si celano dietro la produzione degli alimenti che arrivano al consumatore. Basti pensare ad esempio alla filiera della pasta, a tutte le risorse e al lavoro necessari per raccogliere il grano e trasformarlo nel pacco di pasta che troviamo al supermercato e poi noi consumiamo. Riconoscere il giusto valore all’impegno e al lavoro delle persone che hanno contribuito alla produzione dell’alimento, alle risorse economiche investite, è fondamentale.
Valore ecologico
Per comprendere il valore ecologico del cibo è necessario essere coscienti del fatto che gli alimenti determinano tutti un certo impatto ambientale, in misure differenti, calcolato sulla base di tre parametri: le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici (Carbon Footprint), i consumi e le modalità di utilizzo delle risorse idriche (Water Footprint), e la quantità di terra (o mare) biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse e assorbire le emissioni al sistema produttivo (Ecological Footprint).
Se già di per sé l’impatto ambientale degli alimenti risulta problematico, diventa completamente inutile se poi questi alimenti invece di essere consumati vengono sprecati. La FAO nel Report del 2013 dal titolo “Food wastage footprint, Impacts on Natural resources, Summary report” ha analizzato l’impatto globale dello spreco alimentare sull’ambiente:
- L’impronta del carbonio del cibo sprecato a livello globale è stimata attorno a 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra (tanto da rendere lo spreco alimentare la terza fonte di emissioni al mondo, dopo gli Stati Uniti e la Cina) e a di 14,3 milioni di tonnellate di CO2 solo in Italia.
- L’impronta idrica è stimata di circa 250 km3 e secondo il rapporto del WWF “quanta natura sprechiamo – le pressioni ambientali degli sprechi alimentari in Italia”, nel nostro Paese nel 2012 ben 706 milioni di m3 di acqua sono stati consumati per alimenti poi sprecati.
- L’impronta ecologica del cibo sprecato è stimata invece di circa 1,4 miliardi di ettari di terra, quasi il 30% della superficie agricola mondiale.
- Bisogna poi tenere conto che lo spreco alimentare ha un impatto deleterio anche sulla biodiversità, contribuendo a ridurre il numero di specie che popolano il pianeta.